venerdì 4 gennaio 2008

ARTE POVERA:1967\1969

LA CRISI DELL'OGGETTO ARTISTICO:SCONFINAMENTO DELL'OPERA NELL'AMBIENTE
Il modificarsi delle tecniche di elaborazione delle immagini, negli anni '60, incide alla configurazione del prodotto artistico.
Alla Biennale di S.Marino del 1967 e in una rassegna contemporanea di Foligno, segnalano che il mutamento piu' radicale dell'oggetto artistico e' il suo sconfinamento nella tridimensionalita' dello spazio reale.

L'espansione dell'oggetto artistico nello spazio reale prosegue nel 1967 in due direzioni:molti degli oggetti tridimensionali presentano una configurazione minimalista (rihiamo alla natura e alla forma precisa, geometrizzata e rigida che coinvolge artisti romani e torinesi);
PASCALI-come i minimalisti americani espone, nel 1967, 32mq di mare circa e 1mq di terra(strutture modulari regolarisul pavimento o sospesi sulla parete)



PASCALI
L'altra tensione che anima questi lavori, conduce alla presentazione diretta di elementi o di forze che fanno parte della realta' naturale.
Questi lavori devono essere letti attraverso i contemporanei sviluppi artistici americani. Nonostante tutto permane il problema di come debba essere letta la copresenza dei due elementi della forma e del naturale.
BOETTI-La interpreta come una manifestazione di una convergenza arte-vita, dove e' presente un'attrazione tra i due elementi, istituendo un nuovo tipo di dialettica.
Questa dialettica si presenta sottoforma di coordinate temporali divergenti (come le opere di Anselmo, in cui accosta la deperibilita' del vegetale con il granito durevole)


ANSELMO

L'arte povera tende alla "decoltura" spoglia dell-immagine, della sua ambiguita' e tende all'identificazione reale/reale, azione/azione, ecc..
Nell'arte povera convivono i frammenti di natura non manipolata con gli oggetti o frammenti tecnologici. La discontinuita' dei materiali e delle tecniche ribadisce il rifiutodegli artisti poveri di varcare i confini di un agire libero, che non vuole rappresentare ma 'presentare' e che considera gli oggetti realizzati come semplici strumenti di un agire del mondo. Secondo questa poetica, l-artista si impadronisce dell'ambiente della vita reale, realizzando azioni che si sviluppano negli spazi aperti della citta', oppure e' l'esistente ad occupare lo spazio nell'arte.
Il 1968 e' l'anno della contestazione da parte degli artisti della Triennale di Milano e della Biennale di Venezia. L'artista povero non propone programmi rivoluzionariguidati dall'alto, ma comportamenti eversivi fatti propri dall'artista. Dunque l'arte diviene una sorta di condizione sperimentale, in cui si sperimenta la vita.
Anche se l'artista rinuncia ad essere vate, si propone nello stesso tempo come "artista-alchimista", che non rinuncia ad organizzare le cose e l'esistenza.
Il persistere oggettivo nei lavori degli artisti poveri di queste diverse tipologie di progettualita' fanno evolvere la situazione artistica, alla fine degli anni '60, verso nuovi territori, come la land art e l'arte concettuale.


KOUNELLIS


MARIO MERZ

Nessun commento: